mercoledì 18 novembre 2009

Conferenza per l'infanzia occasione da non perdere

Era un bambino vivace, ben educato e ben inserito nella comunità, il piccolo Elvis, ma aveva una “colpa”: viveva in una famiglia povera. Così è morto lo scorso ottobre per le esalazioni di un braciere che la sua mamma gli aveva messo vicino per riscaldarlo, in mancanza della corrente elettrica. Elvis ci ha fatto vergognare tutti, noi che dei diritti dei bambini facciamo una bandiera del nostro agire quotidiano, perché non è accettabile che a Napoli, come in qualsiasi altra parte del mondo, nel 2010 l’aspettativa di vita di un bambino, immigrato e povero, si fermi a sei anni. Sembra un ossimoro rispetto al titolo stesso, Il Futuro dei Bambini è nel Presente, della conferenza nazionale per l’infanzia e l’adolescenza che la nostra città accoglierà dal 18 al 20 novembre prossimi, in occasione della giornata mondiale dedicata ai diritti dell’infanzia. Uno stridente contrasto con quanto affermava nel 1989 la Convenzione sui diritti dell’infanzia, approvata dall’Assemblea generale dell’Onu, e il cui ventesimo anniversario è occasione e pretesto per l’organizzazione della conferenza di Napoli da parte del Governo (parteciperanno i ministri Carfagna, Giovanardi, Sacconi, Alfano, Gelmini, Meloni).

Leggi tutto l'articolo su La Repubblica del 18 novembre 2009:
La_Repubblica_18_novembre_2009.pdf

venerdì 30 ottobre 2009

Il defict del bilancio e le necessità del welfare

Il deficit è l’ammontare della spesa non coperta da entrate: si può,quindi, attribuirlo ad un eccesso di spesa o a insufficienti entrate. È esattamente la situazione nella quale si trova il Bilancio del Comune di Napoli, che presenta tanto un problema di carenza di entrate, dovuto a una minore capacità impositiva e alla riduzione dei trasferimenti statali, quanto a una spesa sproporzionata causata da un’eccedenza di personale e dalla proliferazione di improduttive società miste e di aziende pubbliche.
Sarà anche per questo che il decentramento fiscale e l’autonomia impositiva si stanno trasformando sempre più in una moltiplicazione delle imposizioni, che colpiscono ingiustamente i cittadini per servizi che non migliorano o addirittura peggiorano.
Del resto, l’inaccettabile tendenza alla riduzione dei trasferimenti statali, una delle principali cause della sofferenza della finanza locale, è ormai un dato acquisito. Tanto che ci si chiede perché non se ne tiene conto nella preparazione dei bilanci di previsione: è così difficile ridefinire le priorità della spesa sulla base delle esigenze dei cittadini? Ma a quanto ammonta poi questo deficit? A chi lo si può chiedere? Pare nessuno lo sappia.

Leggi il contributo di Sergio D'Angelo uscito su La Repubblica di venerdì 30 ottobre 2009:

La_Repubblica_30_ottobre_2009.pdf

mercoledì 30 settembre 2009

L'impresa sociale come sfida per un'economia etica

Le drammatiche vicende fallimentari di tante imprese hanno causato, nel tempo e in ogni angolo del pianeta, milioni di senza lavoro e la perdita di ingenti patrimoni economici, tecnologici e di conoscenze. Queste esperienze hanno evidenziato la crescente crisi di un modello di sviluppo che non è stato in grado di garantire risposte reali ai bisogni primari dell’uomo. Il mercato ha mostrato tutti i suoi limiti, rivelandosi, così com’è, incapace di assicurare un giusto equilibrio tra domanda e offerta, tra produzioni e consumi sostenibili. Ma se è certo che l’obiettivo dell’equilibrio può essere perseguito attraverso strumenti di “compensazione” – fondati su comportamenti diversi sia da parte dei consumatori, sia dei produttori - viene da chiedersi se un’altra economia, invece, è possibile, e, se lo è, quali sono le condizioni per la sua affermazione. Una delle possibili risposte a una domanda così complessa sta nello sviluppo di un’ impresa diversa, che tenga soprattutto a valorizzare il capitale umano e sia capace di soddisfarne i bisogni. L’impresa sociale è più vicina ai problemi reali delle persone e comprende di più i loro bisogni, poiché dispone di una formula organizzativa basata sul coinvolgimento attivo dei lavoratori, sulla loro partecipazione e responsabilità a cui si aggiungono ulteriori connotati di responsabilità sociale. Un’impresa del genere è soprattutto più incentivata a garantire la qualità del lavoro e la trasparenza nella gestione; la sua durata ed il suo sviluppo dipendono, senza alcuna intermediazione, dall’interesse delle persone che vi lavorano e la gestiscono e che ne traggono, attraverso la remunerazione del lavoro, il loro sostentamento.
leggi il contributo di Sergio D'Angelo uscito sulla Newsletter di Nuovi Lavori
:

30_settembre_2009.pdf

martedì 29 settembre 2009

Farepiù

Napoli - Martedì 6 ottobre 2009 alle ore 11.00 a Napoli, in via Nuova Poggioreale 160/c, si terrà l’inaugurazione di “Fare più”, la nuova iniziativa imprenditoriale del gruppo di imprese sociali Gesco. Farepiù sposa i principi del commercio equo e solidale estendendoli su larga scala e rivolgendosi a produttori e a imprese sociali italiani e locali. L’obiettivo è promuovere l’acquisto, anche collettivo, di prodotti di qualità, sia agroalimentari che artigianali, realizzati con tecniche a ridotto impatto ambientale e distribuiti da produttori che non sfruttano il lavoro nero.
Farepiù sostiene una corretta comunicazione ai consumatori sulla provenienza dei prodotti e sulla loro composizione, per evitare pubblicità ingannevoli e prevenire consumi dannosi per la salute. Farepiù promuove, oltre ad un market equo e solidale, anche un punto di ristorazione e di produzione pasti, che si apre nel difficile e ancora periferico quartiere di Poggioreale, dove si concentrano numerosi uffici ma sono ancora insufficienti le opportunità di ristorazione.
Le attività del market sono affidate alla cooperativa di consumo Terre Nostre, che fornisce ai soci la possibilità di acquisti a condizioni più favorevoli di quelle di mercato. La produzione pasti è affidata a Zenzero, cooperativa sociale di inserimento lavorativo attiva nell’ambito del catering, i cui soci sono per la maggior parte ragazzi con sindrome di Down, specializzati come “commis di cucina”. Questo è un ulteriore scopo sociale di Farepiù, che promuove buone prassi di inclusione sociale e di cambiamento culturale positivo nei confronti della disabilità.
Per informazioni:
Farepiù – Gruppo Gesco
Via Nuova Poggioreale, 160/c, Napoli
tel.0817872037 - 3205698740
http://www.farepiu.it/
17 settembre 2009

Dibattito pubblico su consumi di droghe e sicurezza urbana

Napoli – Giovedì 1 ottobre 2009 dalle ore 16.00 alle 20.00 a Napoli, presso la Sala dell'Antico Refettorio di Santa Maria La Nova, si terrà un dibattito pubblico sul tema del consumo di droga e della sicurezza urbana. L’incontro è organizzato dal Dipartimento di Farmacodipendenze della Asl Napoli 1 Centro, in collaborazione con il gruppo di imprese sociali Gesco e le associazioni Saman, Il Pioppo, La Tenda e LILAD.
Le statistiche mostrano che il consumo di sostanze illegali è in costante crescita e in continuo cambiamento sia rispetto ai tipi di sostanze sia agli stili di consumo. Gli effetti interessano la salute pubblica, l'integrazione sociale, l'assistenza, la sanità, il sistema giudiziario, l'uso del territorio urbano. Quest’ultimo si trova ad essere il primo interlocutore della domanda di gestione e controllo del fenomeno, in quanto luogo dove si svolgono le attività di spaccio e di consumo in modo visibile e in spazi pubblici. Obiettivo dell’evento è di fare luce e discutere sul fenomeno, sulle sue tendenze, sulle sue conseguenze.
Parteciperanno al dibattito: Ambros Uchtenhagen, direttore del Dipartimento di Psichiatria Sociale all'Università di Zurigo e consulente dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS); Maurizio Coletti, presidente di Itaca Italia Associazione Europea degli Operatori professionali dell’intervento sulle tossicodipendenze; Stefano Vecchio, direttore del Dipartimento Farmacodipendenze dell’Asl Napoli 1 Centro; Sergio D’Angelo, presidente di Gesco; Maria Grazia Falciatore, commissario straordinario dell’Asl Napoli 1 Centro; Amato Lamberti, docente di Sociologia della devianza e della criminalità all’Università di Napoli Federico II; Annamaria Zaccaria, docente di Pianificazione territoriale e sviluppo sostenibile all’Università di Napoli Federico II.
Sono stati invitati all’incontro anche Luigi Scotti, assessore alla Sicurezza del Comune di Napoli, e Giulio Riccio, assessore alle Politiche sociali del Comune di Napoli.
Scarica da questo sito la scheda di iscrizione
Per informazioni:
Ufficio Comunicazione Gesco
tel.0817872037 interni 229/218

giovedì 6 agosto 2009

In ricordo di Massimiliano

Il 28 luglio scorso, in seguito a un'operazione di appendicite, è scomparso il nostro collega e amico Massimiliano D'Orta.
Massimiliano aveva 39 anni e lavorava a Gesco dal 2001, si occupava di molte cose, sempre disponibile: il lavoro per lui era una cosa importante, perché, era evidente a tutti, gli piaceva anche quando brontolava. Voleva esserci sempre. Preciso, puntuale, a volte persino tignoso, trovava soddisfazione soprattutto nel risolvere problemi di difficile soluzione. Era sposato e aveva una bambina.
Lo ricordiamo tutti con immenso affetto e denunciamo il gravissimo episodio di malasanità che ha provocato la sua morte.
Qui di seguito pubblichiamo gli articoli sulla sua vicenda e la lettera da noi scritta in suo ricordo, tutti apparsi sul Corriere del Mezzogiorno.

ArticoliMassimiliano.pdf

mercoledì 22 luglio 2009

Dalla parte dei clandestini

Quali conseguenze avrà il pacchetto sicurezza? Quelli che un tempo si chiamavano “vu’ cumprà” oggi si chiamano clandestini, non possono risiedere sul nostro territorio, contrarre matrimoni con gli italiani, riconoscere i loro figli se generati in condizioni di “irregolarità amministrativa”. Si può parlare di un ritorno alle leggi razziali?
Non basta che il presidente della Repubblica esprima “perplessità e preoccupazioni”, Napolitano ha di fatto firmato una legge che cancella il potere costruttivo ed edificante della storia. Torna ad imporsi un modello di sicurezza fondato sulla paura dell’altro e sulla criminalizzazione delle diversità.
Leggi l'articolo di Sergio D'Angelo su LA REPUBBLICA di oggi, 22 luglio 2009:

La_Repubblica_22_luglio_2009.pdf

lunedì 20 luglio 2009

Piano casa regionale: le polemiche e i rischi da evitare

Presto il Consiglio regionale della Campania sarà chiamato a decidere sul disegno di legge regionale sul Piano Casa approvato lo scorso 28 maggio 2009 dalla Giunta. Un mix di edilizia privata, popolare e convenzionata con cui la Regione Campania intende realizzare nuove case soprattutto per le fasce deboli della popolazione campana. Viste le polemiche di questi giorni, il vero punto debole del disegno di legge sembrerebbe essere rappresentato dall’insufficiente ascolto che lamentano un po’ tutti gli operatori del settore ed una certa difficoltà a promuovere un confronto vero tra tutti i soggetti interessati da parte dei rappresentanti di Governo della Regione Campania. Il provvedimento presenta dei limiti soprattutto per quanto riguarda le finalità rivolte ad “incrementare, in risposta ai bisogni abitativi delle famiglie in condizioni di particolare disagio economico e sociale, il patrimonio di edilizia residenziale pubblica”.
Leggi l’articolo di Sergio D’Angelo su IL DENARO del 18 luglio 2009:

Il_Denaro_18_luglio_2009.pdf

lunedì 29 giugno 2009

L'Italia dei servizi non funziona più

Martedì 9 giugno alle ore 14.30 presso la facoltà di Scienze Politiche dell’università di Salerno (in via Ponte don Melillo, Fisciano) si presenta l’ultima indagine di Bankitalia sui servizi pubblici locali. Si tratta di una pluralità di ricerche che mostrano, attraverso un ampio ed esaustivo excursus sui processi di riforma dei servizi pubblici locali, l’elevato grado di instabilità che caratterizza l’assetto regolamentare, uno dei principali ostacoli per un’efficiente gestione dei servizi. Il risultato è una frammentazione del quadro normativo e organizzativo cui hanno concorso la mancata attuazione dei processi di riforma, le ripetute modifiche, la sovrapposizione tra norme generali e norme di settore, i nuovi assetti istituzionali e la distribuzione delle varie competenze tra Stato, regioni e comuni.
Leggi articolo di Sergio D'Angelo su IL DENARO del 6 giugno 2009:

Il_Denaro_06_giugno_2009.pdf

Quell'informazione che non fa notizia

Secondo una recente rilevazione, la stampa napoletana nell’ultimo anno ha incrementato del 18-19 % la comunicazione sociale, con una crescita massima anche rispetto alla cronaca che guadagna il 3% sulla cronaca nera. Tuttavia, nonostante gli evidenti progressi fatti in questi anni, chi opera nel mondo sociale e che, dal suo interno, si pone come fonte di notizie, ha ancora l’impressione di trovarsi di fronte a notizie forti e notizie deboli, e che sono tali non tanto per la loro oggettiva rilevanza, quanto per il loro rientrare o meno in una specie di convenzione, quella dell’agenda setting dei nostri giornali, che determina o meno la “cittadinanza” di una notizia sui mezzi di informazione, a Napoli come nel resto d’Italia.
Leggi articolo di Sergio D'Angelo su La Repubblica del 18 giugno 2009

La_Repubblica_18_giugno_2009.pdf

Interventi per il rientro dal deficit, no ai tagli indiscriminati

Le ultime manovre di rientro della spesa sanitaria in Campania, frutto anche di accordi tra la Regione e il Governo, sono state caratterizzate essenzialmente da tagli di budget ripartiti tra i vari comparti che avranno quasi certamente come conseguenza la riduzione sia dell’efficienza dei servizi che della loro efficacia per gli utenti. La sanità incide per il 10% sul Pil: potrebbe essere un volano per l’economia, ma se è in crisi rappresenta invece un freno per lo sviluppo. È quanto accade ormai da qualche anno: per la nostra Regione è sicuramente prioritario riordinare i conti e le operazioni che si stanno portando avanti sono coerenti con questa necessità, ma è anche vero che, per evitare di ricadere nuovamente in una situazione di deficit così grave come quello attuale, bisogna adottare diverse scelte strutturali, sempre tenendo ben presente l’obiettivo della salute.
Leggi articolo de IL DENARO di venerdì 26 giugno 2009:

Il_Denaro_26_giugno_2009.pdf

venerdì 12 giugno 2009

Vade retro gioventù: la politica s’invecchia

Finita questa tornata elettorale, il dato che non sorprende è l’astensionismo, nonostante l’Italia conservi la migliore performance in fatto di partecipazione al voto rispetto al resto dell’Europa. Siamo un popolo sempre più disinteressato alla politica e, purtroppo, lo sono soprattutto i nostri giovani. Ce lo avevano preannunciato alcune ricerche di recente pubblicazione, che offrono, da diverse angolature, un quadro del giovane italiano che non crede nella politica e nelle istituzioni, sia italiane che europee, e che è molto lontano dall’Europa.

Vedi articolo completo di Sergio D’Angelo su LA REPUBBLICA di mercoledì 10 giugno 2009
La Repubblica_10_giugno_2009 :

La_Repubblica_10_giugno_2009.pdf

martedì 26 maggio 2009

Florian del Cassonetto vince il premio “Elsa Morante Ragazzi”

Ringraziamo Ornella Della Libera per aver dedicato la sua vittoria del prestigioso Premio Elsa Morante Ragazzi 2009 alla Fondazione Affido onlus, cui l'autrice ha anche destinato parte del ricavato delle vendite del suo bellissimo romanzo Florian del Cassonetto. Il libro (edito da Rizzoli) ha vinto ex aequo con Meglio di una favola la mia vita (Mondadori) di Kledi Kadiu ed è stato scelto da una platea di mille e cinquecento giovani lettori: i ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori della Campania, tra cui anche i giovani dell'Istituto penale minorile di Nisida.
Florian del cassonetto è la storia di un'integrazione all'incontrario, che smentisce il luogo comune degli "zingari ladri di bambini". Nel libro è una rom a salvare e a prendere in affidamento - in modo informale e senza carte bollate - un bambino italiano trovato per caso in un bidone della spazzatura. L'autrice riesce a raccontare con semplicità e grande impatto emotivo il modo in cui il piccolo rom adottivo guarda al mondo esterno al campo: parla di amore e di amicizia, del rapporto con i coetanei, dell'incontro con la scuola. Ma il grande tema di fondo è quello dell'affidamento familiare, uno strumento che sosteniamo attraverso la Fondazione Affido onlus (fondata da Gesco insieme all'associazione Progetto Famiglia), e al quale l’autrice è molto sensibile, per le tante storie di bambini e ragazzi in difficoltà in cui si imbatte nel suo lavoro quotidiano: è infatti ispettrice capo della Polizia, esperta in reati di pedofilia e di abusi sui minori.
“Dedico la mia vittoria a tutti i bambini che ho incontrato e a quelli che mi hanno votato: i loro occhi hanno ispirato il mio percorso dalle emozioni alla penna. Dedico inoltre il premio alla Fondazione Affido”.
Solo a Napoli sono più di mille i bambini e i ragazzi che avrebbero diritto alla possibilità di avere una famiglia. Ci auguriamo che la vittoria di Ornella possa essere una vittoria anche per loro.

venerdì 22 maggio 2009

Asili nido: più spazio alle cooperative. Serve una nuova legge

Napoli è la città dove si spende meno per i bambini, pur essendo, con Palermo, il Comune più giovane d’Italia: lo dice un’indagine del Politecnico di Milano condotta per conto della Fondazione Civicum, che fotografa al 1° gennaio 2008 la situazione dei servizi per l’infanzia e gli asili nido in Italia. L’analisi tocca 19 Comuni, la cui popolazione complessiva è di 9,4 milioni di persone (il 16 per cento del Paese); i bambini tra zero e tre anni, potenziali fruitori degli asili nido rappresentano mediamente il 3,5 per cento della popolazione. i Comuni spendono in media circa 1.242 euro per gli asili nido per ciascun residente tra 0 e 3 anni. Napoli, dove i minori di tre anni superano il 4 per cento della popolazione, spende meno di 500 euro per ciascun bambino, nonostante i costi di gestione siano più elevati che altrove: ogni posto disponi­bile in asilo nido costa in me­dia 8.775 euro, a Napoli 11.805 euro, vale a dire il 30 per cento in più della media nazionale. Inoltre i posti disponibili per gli asili nido sono 29 per ogni 1000 bambini, contro i 276 di Bologna e i 156 di Roma. Un dato che impressiona, se si pensa che in una città della moderna Europa come Berlino i po­sti-nido disponibili sono 400 per ogni 1000 bambini, e ancora più grave visto che, come abbiamo detto, Napoli è, insieme a Palermo, la città più giovane della nazione. Un altro dato contraddittorio è che, pur essendo la città dove si spende di più per i costi di gestione degli asili nido, Napoli ha però gli asili più economici d’Italia: la percentuale a carico dell’utente è pari al 5% della spesa totale.
La regione Campania, nel tentativo di recuperare il ritardo regionale, ha approvato il 28 aprile scorso un avviso pubblico per il finanziamento di asili nido comunali, di micro nidi comunali e di progetti per servizi integrativi, innovativi e sperimentali.
Gli asili sono gestiti direttamente dai Comuni o affidati da questi alla gestione di cooperative. Tuttavia, nonostante sia dimostrato che gli asili comunali affidati in convenzione a cooperative sociali siano normalmente più efficienti e quindi meno costosi, il bando regionale emanato dalla Regione Campania nell’ambito del piano strategico del servizi all’infanzia corre rischio di riprodurre l’idea che l’unica possibilità di realizzare asili sia data dalla forma diretta di gestione da parte dei Comuni.
Occorre invece sostenere, anche con una legge di settore (l’ultima risale al 1974) lo sviluppo degli asili nido e dei servizi all’infanzia nella nostra regione, che sarà utile anche a sollevare dai carichi familiare le donne e favorire il loro ingresso nel mercato del lavoro.

martedì 12 maggio 2009

La Finanza Etica contro la crisi. Banca Etica apre a Napoli una nuova filiale

Ha aperto al Centro Direzionale di Napoli (Isola G7, interni 3/5) una nuova filiale di Banca Etica, la prima istituzione di finanza etica in Italia. Nata 10 anni fa, è l'unico istituto di credito che opera esclusivamente a fianco delle realtà dell'economia sociale. Cooperative sociali, ONG, Onlus, associazioni, realtà impegnate nella tutela dell'ambiente, nella produzione con metodi biologici e nel commercio equo e solidale sono i destinatari dei finanziamenti di questa banca unica che sempre più raccoglie l'interesse e il consenso di tanti risparmiatori responsabili che vogliono affidarsi a un istituto sicuro, trasparente e soprattutto capace di sostenere iniziative che accanto al valore economico mettono in primo piano il valore sociale.
Ad oggi sono oltre 3mila e 500 le realtà finanziate da Banca Etica, che conta 31mila soci. I finanziamenti erogati - 15% del totale nazionale - nelle Regioni del Sud superano da sempre la raccolta - 7% del dato nazionale.
Senza Banca Etica sarebbe mancato a questo paese un pezzo fondamentale del suo sviluppo, economico e sociale. Guardandoci in casa, dalla prima apertura della filiale di Napoli, 3 anni fa, i volumi intermediati sul nostro territorio sono passati da 8 a 31 milioni di euro; i rapporti di conto sono passati da 250 a 700, i soci sono già 720. Banca Etica ha stipulato convenzioni con i Comuni di Napoli e Salerno per favorire l'accesso al credito da parte delle organizzazioni del terzo settore con bassi oneri finanziari. Abbiamo consolidato l’attività della Banca sul microcredito con diverse convenzioni sul tema, in particolare con la Provincia di Napoli per le imprese al femminile, con la Diocesi di Benevento per il microcredito socio-assistenziale, con l'Associazione Caracoles per favorire l'accesso alla casa di persone straniere, con il Comune di Caserta per il microcredito imprenditoriale. Stiamo inoltre per definire una convenzione con una nascente organizzazione nel Rione Sanità di Napoli per un'operazione di microcredito imprenditoriale. Per noi è motivo di grande orgoglio lavorare a fianco delle organizzazioni che si battono per la legalità come il Coordinamento Napoletano Antiracket. Recentemente abbiamo poi contribuito alla nascita in Campania di una cooperativa di Libera, che farà mozzarelle in un territorio difficile come quello di Casal di Principe in una struttura confiscata alla camorra.

All'inaugurazione della nuova filiale di Napoli, presso il Centro Direzionale Isola G7 Int. 3/4/5, accanto ad alcune delle realtà sociali socie e clienti della Banca ha partecipato anche Padre Alex Zanotelli che 10 anni fa è stato tra i principali fautori della nascita di una Banca Etica e che ha benedetto i nuovi locali.

mercoledì 6 maggio 2009

Apre a Napoli una nuova filiale di Banca Etica

Nasce a Napoli una nuova filiale di Banca Etica, la prima istituzione di finanza etica in Italia. Nato 10 anni fa, l’istituto opera esclusivamente a fianco delle realtà dell’economia sociale, quali cooperative, ong, onlus, associazioni, attori impegnati nella tutela dell’ambiente, del biologico, del commercio equo e solidale.

Nel corso degli anni Banca Etica ha raccolto attorno a sé molti consensi, conquistando anche la fiducia dei piccoli risparmiatori che hanno cominciato ad affidarsi a un istituto che si è dimostrato responsabile, sicuro, trasparente e soprattutto capace di combinare valore economico e benessere sociale.

Così Banca Etica, nell’anno del suo decennale, cresce e consolida la sua presenza sul territorio con una nuova filiale. La conferenza stampa di presentazione si terrà lunedì 11 maggio 2009 alle ore 11.00 presso la nuova sede (Centro Direzionale, Isola G7 int. 3-4-5).

Parteciperanno all’incontro: Mario Crosta, direttore generale di Banca Etica; Sergio D’Angelo, membro del Consiglio di Amministrazione di Banca Etica e rappresentanti di varie realtà dell’economia sociale finanziate dalla Banca.

Alla benedizione della nuova sede da parte di padre Alex Zanotelli, alle ore 15.30, seguirà un incontro dal titolo “La finanza si fa vita, dall’Ecuador a Napoli”, a cura della circoscrizione dei soci di Napoli con Maria Ana, responsabile di Coo de Sarrollo (Ecuador), Alex Zanotelli, che introdurrà i lavori del dibattito, e Renato Briganti, della circoscrizione soci di Napoli.

Infine, alle ore 17.00, soci, amici e clienti sono invitati a partecipare alla festa di inaugurazione.

giovedì 30 aprile 2009

Quando il creditore è lo Stato

In Italia i ritardi della pubblica amministrazione nel saldare le fatture sono un problema annoso. Che ora, con la crisi e la stretta delle banche, sta diventando drammatico. Industriali, artigiani, commervianti e aziende non-profit lanciano l'allarme.
Questo il tema dell'articolo di Roberto Seghetti su Panorama del 7 maggio 2009, in cui c'è anche la nostra analisi.
Leggi l'articolo di Panorama Panorama_Sergio_D_Angelo.pdf

mercoledì 29 aprile 2009

Campania: meno di tre donne su dieci hanno un lavoro

E’ allarme per l’occupazione femminile in Campania: meno di tre donne su dieci hanno un lavoro, cinque su dieci non lo cercano nemmeno e quasi due su dieci sono disoccupate. L’ultima rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, riferita allo scorso anno (ma estendibile, con ogni probabilità, a quello in corso) ci consegna un quadro catastrofico della nostra regione, che nel caso delle donne si fa addirittura allarmante. In Campania lavorano un milione 681mila persone, di cui appena 543mila donne, e a Napoli 842mila persone di cui solo 258mila donne. Parlando in percentuale, a Napoli sono occupate quattro persone su dieci e appena il 24% delle donne, e a Caserta va il primato negativo, con appena il 23% delle donne occupate, contro un 66,6% di Bologna. E se è vero che la disoccupazione è in crescita su tutto il territorio nazionale (ad eccezione del Trentino e della Valle D’Aosta) in Campania si registra un aumento tendenziale particolarmente sostenuto, che a Napoli è circa il 2% in più rispetto alla precedente rilevazione. Le donne, lo dicevamo, sono le più penalizzate: il 16,8% di disoccupate contro il 10,4% di uomini. E alla Campania va anche il record negativo del tasso di inattività, quello che considera le persone che, pur essendo in età da lavoro, non ne hanno uno e non lo cercano neppure: il 51,3% contro il 37% in media in Italia e il primato a Caserta, dove quattro uomini su dieci in età lavorativa sono inattivi, e oltre sette donne su dieci, con un tasso di inattività pari a oltre il doppio di quello di Bologna (25,9%). E, infine, la rinuncia alla ricerca del lavoro in Campania è un dato in crescita soprattutto per i giovani tra i 25 e i 34 anni.
Vedi articolo completo di Sergio D’Angelo su IL DENARO di mercoledì 29 aprile 2009:
Il_Denaro_29_aprile_2009.pdf

lunedì 27 aprile 2009

Bilancio del Comune di Napoli: quali risorse per il welfare

Il dibattito sul bilancio del Comune di Napoli ha poca eco nell’opinione pubblica. La stampa ha riportato le legittime reazioni dei responsabili del Teatro lirico che temono un forte taglio dei fondi comunali. L’assessore Oddati ha proposto di prendere soldi dalle “risorse aggiuntive per le politiche sociali” che in realtà la Regione ha stanziato per sopperire ad una parte del disastro finanziario del settore.
La situazione generale è certamente critica, siamo dinnanzi ad una fase difficile della finanza locale per tutti gli enti pubblici ma, dai dati sulle quote procapite per i servizi sociali a quelli sulle condizioni di vita, è indiscutibile che Napoli è una città con alcune centinaia di migliaia di persone in condizioni di forte disagio, oltre la soglia di povertà. La diffusione del forte disagio sociale non giustifica un’inopportuna competizione con rilevanti politiche culturali o con la manutenzione stradale. Certo è che non può ottenere di più chi ha più voce, con i tenori non vi sarebbe competizione !

Vedi articolo di Sergio D'Angelo e Giovanni Laino su LA REPUBBLICA di domenica 26 aprile 2009:
La_Repubblica_26_aprile_2009.pdf

Crisi economica e sociale: l'analisi

L’aumento della disoccupazione, la riduzione dei salari reali, del potere d’acquisto e dei redditi delle famiglie, con l’incremento dell’inflazione stanno colpendo le aree più povere e le categorie più deboli della popolazione. E proprio in questo momento in cui le persone vedono diminuirsi reddito, lavoro e potere d’acquisto, i servizi sociali e le politiche di sostegno alle famiglie, la sanità e la scuola, invece di essere maggiormente sostenute, subiscono un pesantissimo taglio delle risorse. A livello nazionale, parliamo di una contrazione della spesa pubblica che ammonta a circa 5 miliardi di euro per quest’anno e a più di 16 miliardi per il triennio 2009/2011. È stato ridotto il Fondo sociale nazionale e sono previste diminuzioni di oltre 9 miliardi entro il 2011 nei trasferimenti a Comuni e Regioni, che saranno costretti a ridurre i servizi erogati ai cittadini. Questi fattori di rischio stanno mettendo a repentaglio contemporaneamente sia il sistema locale di welfare che le imprese produttrici di servizi sociali. A livello locale, i fattori più consistenti di rischio sono legati ai ritardi dei pagamenti che stanno spingendo sempre di più le imprese a ricorre al credito in una situazione in cui il credito sta subendo una contrazione per la crisi finanziaria e le banche stanno diventando più selettive nei confronti dei loro clienti, con costi sempre più elevati che le imprese sociali sostengono per gli oneri finanziari, a causa dell’allungamento dei tempi di pagamento. La Campania è anche la Regione che spende meno per le politiche sociali.

Crisi economica e sociale: le proposte alla Regione Campania

Per evitare che la crisi economica si trasformi rapidamente anche in una disastrosa crisi sociale bisogna trovare subito soluzioni concrete: la prima di tutte è che la pubblica amministrazione torni ad investire più significativamente nell’impresa sociale. In concreto, proponiamo che, anziché procedere con interventi tampone, la Regione istituisca subito due fondi dedicati. Il primo dovrebbe essere un fondo di garanzia che faciliti l’accesso al credito delle imprese sociali e che, per avere senso su base regionale, deve essere di almeno 5 milioni di euro. Con un moltiplicatore dieci si potrebbe arrivare a ottenere, in convenzione con gli istituti bancari specializzati nel credito al terzo settore, un plafond di 50 milioni di euro. Un secondo fondo dovrebbe essere poi istituito per l’abbattimento degli oneri finanziari: qui occorrerebbero almeno 2 milioni e mezzo di euro, che consentirebbero il dimezzamento degli oneri finanziari sostenuti per gli interessi dalle imprese sociali. Infine bisognerebbe prevedere una sostanziosa riduzione dell’Irap per le cooperative sociali e le onlus, come ha già fatto la quasi totalità delle regioni tra cui, al Sud, la Sicilia e la Basilicata. In una situazione in cui si spende meno per il sociale e i tempi della pubblica amministrazione per i pagamenti sono sensibilmente più lunghi, è assurdo che la Campania continui ad avere l’Irap più elevata d’Italia. Le proposte del gruppo Gesco alla Regione Campania anticipano in qualche modo ciò che è previsto dall’iniziativa Jeremie: un fondo di investimento per il finanziamento delle micro, piccole e medie imprese della Campania, frutto di un accordo tra la Regione Campania e il FEI, il Fondo Europeo per gli Investimenti. L’accordo prevede uno stanziamento di 100 milioni da ciascuna delle due parti (per un totale dunque di 200 milioni di euro) di cui il 10% - quindi 20 milioni di euro – destinato a sostenere le imprese sociali campane.
Vedi articolo Sergio D'Angelo su La Repubblica e intervista su Il Denaro:

venerdì 24 aprile 2009

Povertà: misure insufficienti

Senza suscitare alcuna reazione di stupore e nella quasi indifferenza generale, nel pieno della crisi economica e sociale, arriva la notizia che le politiche nazionali di contrasto alla povertà sono praticamente fallite. E che la povertà al Sud è il doppio che al Nord. Ce lo dice l’Istat con la pubblicazione del suo ultimo “Rapporto sulla povertà assoluta in Italia”, con dati riferiti al 2007. Fin qui nulla di nuovo. L’indagine si basa su una soglia di povertà che corrisponde alla spesa mensile minima necessaria per acquisire un determinato paniere di beni e servizi, e vengono considerate come assolutamente povere le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore di questa soglia. Così, secondo l’Istituto nazionale di statistica, vivono in povertà assoluta (la percentuale di famiglie e di persone povere sul totale delle residenti in Italia) 975 mila famiglie, il 4,1% dei nuclei familiari italiani. Ancora una volta, il fenomeno si conferma maggiormente diffuso nel Sud e nelle isole, dove l’incidenza di povertà assoluta è del 5,8%, circa due volte superiore a quella rilevata nel resto del Paese...
Vedi articolo di Sergio D'Angelo su Il Denaro di venerdì 24 aprile 2009: