giovedì 10 marzo 2011

Il "Welfare non è un lusso" si estende da nord a sud

La lotta del comitato Il welfare non è un lusso si estende anche a livello nazionale, esplodendo da Nord a Sud.

Scarica l'articolo integrale del Manifesto del 9 marzo

lunedì 7 marzo 2011

Intervista a Sergio D'Angelo sul welfare

"Welfare, nasce il coordinamento nazionale"

Resterà un solo welfare, quello della criminalità

Una recente sentenza della Corte costituzionale ha ricordato che le regioni non possono escludere interi gruppi di persone dagli interventi di assistenza sociale. Questi interventi, per loro stessa natura, «non tollerano distinzioni basate né sulla cittadinanza né su particolari tipologie di residenza». La sentenza si riferiva a una riforma del Friuli Venezia Giulia che avrebbe voluto aprire il sistema integrato di interventi e servizi sociali della regione solo ai cittadini comunitari residenti almeno da 3 anni in Friuli, escludendo tutti gli altri (stranieri e italiani).

venerdì 4 marzo 2011

Servizi sociali, beni essenziali: la proposta di Luisa Bossa

Considerare i servizi sociali come servizi pubblici indispensabili. La proposta è di Luisa Bossa, che ne ha fatto un ordine del giorno presentato in aula a Montecitorio in occasione della discussione del decreto cosiddetto Milleproroghe, e presto la trasformerà in una Proposta di legge. Perché è importante, definire i servizi sociali come servizi pubblici indispensabili? Non è solo una questione di principio. Non è solo una questione di rispetto del fatto che esso lo sono e vanno considerati tali in aderenza al nostro dettato costituzionale. E’ importante questa definizione anche per un risvolto pratico, perché i servizi pubblici indispensabili, secondo il Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti Locali, debbono essere forniti obbligatoriamente dalle amministrazioni locali. Essi sono “ritenuti necessari per lo sviluppo della comunità”, e le somme necessarie per assicurare i servizi pubblici indispensabili non possono essere assoggettati ad esecuzione forzata. Sono, cioè, soldi che vanno protetti perché la loro finalità è indispensabile. Definendolo, quindi, servizio pubblico indispensabile, il servizio sociale sale di rango, diventa inalienabile, si assume come una piena funzione pubblica di esercizio dei diritti, e viene messa in sicurezza. Modificare la legge e annoverare i servizi sociali tra i servizi pubblici indispensabili non rimedia certo nell’immediato ai guasti provocati dai tagli del Governo, perché se i soldi non vengono stanziati, il welfare non si può comunque fare. Ma almeno pone le basi giuridiche per una maggiore attenzione al sociale e alla solidarietà in questo Paese. "La mia proposta - dice l'on. Bossa - è stata accolta, sotto forma di ordine del giorno, dall’Aula di Montecitorio e il Governo si è impegnato ad intervenire. Vedremo cosa succederà. Noi, intanto, non molliamo e continueremo ad incalzare la maggioranza su questo terreno. Sostenere il welfare locale non è solo una questione di dignità della persona, di diritti e di solidarietà. E’ anche una questione di genere e di parità. Perché quando spariscono i servizi sociali, quelli che sostengono gli anziani, i bambini, quelli che fanno aprire asili nido e tengono aperte le scuole, ne risente, come sappiamo, anche e soprattutto la figura della donna, a cui viene erosa ancora una volta, inesorabilmente, un pezzo della sua autodeterminazione, nella società e nella famiglia".

Giovedì 03 Marzo 2011 12:52