venerdì 4 marzo 2011

Servizi sociali, beni essenziali: la proposta di Luisa Bossa

Considerare i servizi sociali come servizi pubblici indispensabili. La proposta è di Luisa Bossa, che ne ha fatto un ordine del giorno presentato in aula a Montecitorio in occasione della discussione del decreto cosiddetto Milleproroghe, e presto la trasformerà in una Proposta di legge. Perché è importante, definire i servizi sociali come servizi pubblici indispensabili? Non è solo una questione di principio. Non è solo una questione di rispetto del fatto che esso lo sono e vanno considerati tali in aderenza al nostro dettato costituzionale. E’ importante questa definizione anche per un risvolto pratico, perché i servizi pubblici indispensabili, secondo il Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti Locali, debbono essere forniti obbligatoriamente dalle amministrazioni locali. Essi sono “ritenuti necessari per lo sviluppo della comunità”, e le somme necessarie per assicurare i servizi pubblici indispensabili non possono essere assoggettati ad esecuzione forzata. Sono, cioè, soldi che vanno protetti perché la loro finalità è indispensabile. Definendolo, quindi, servizio pubblico indispensabile, il servizio sociale sale di rango, diventa inalienabile, si assume come una piena funzione pubblica di esercizio dei diritti, e viene messa in sicurezza. Modificare la legge e annoverare i servizi sociali tra i servizi pubblici indispensabili non rimedia certo nell’immediato ai guasti provocati dai tagli del Governo, perché se i soldi non vengono stanziati, il welfare non si può comunque fare. Ma almeno pone le basi giuridiche per una maggiore attenzione al sociale e alla solidarietà in questo Paese. "La mia proposta - dice l'on. Bossa - è stata accolta, sotto forma di ordine del giorno, dall’Aula di Montecitorio e il Governo si è impegnato ad intervenire. Vedremo cosa succederà. Noi, intanto, non molliamo e continueremo ad incalzare la maggioranza su questo terreno. Sostenere il welfare locale non è solo una questione di dignità della persona, di diritti e di solidarietà. E’ anche una questione di genere e di parità. Perché quando spariscono i servizi sociali, quelli che sostengono gli anziani, i bambini, quelli che fanno aprire asili nido e tengono aperte le scuole, ne risente, come sappiamo, anche e soprattutto la figura della donna, a cui viene erosa ancora una volta, inesorabilmente, un pezzo della sua autodeterminazione, nella società e nella famiglia".

Giovedì 03 Marzo 2011 12:52


Nessun commento:

Posta un commento